LECTIO DIVINA SECONDA DOMENICA DI PASQUA

DOMENICA DELLA MISERICORDIA

Prima lettura

Lettura dagli Atti degli Apostoli 4,32-35

Il gruppo di credenti era di un solo cuore e di una sola anima.

Salmo

Salmo 117, 2-4.16ab-18.22-24 R: Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché la sua misericordia dura in eterno.

Seconda lettura

Lettura dalla prima lettera dell’apostolo Giovanni 5, 1-6

Chi è che vince il mondo se non colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio?

Lettura dal Santo Vangelo secondo Giovanni 20, 19-31

Beati quelli che credono senza vedere!

Prima lettura – Atti degli Apostoli 4, 32-35: nella lettura degli Atti degli Apostoli, sentiremo che le prime comunità cristiane erano caratterizzate da uno spirito di comunione e dalla pratica dell’aiuto reciproco. I credenti condividevano ciò che avevano, si prendevano cura dei bisogni dei più vulnerabili e vivevano in unione fraterna, riflettendo i valori del Regno di Dio proclamati da Gesù, evidenziando l’importanza di questa vita comunitaria come testimonianza dell’amore di Cristo in mezzo a una società segnata dalla disuguaglianza e dall’ingiustizia, dobbiamo approfittare di questi gesti forti con cui un vero cristiano viene riconosciuto più che dalle parole.

La vita delle prime comunità cristiane era incentrata sulla persona di Gesù, sul suo messaggio di amore, di misericordia e sulla speranza del suo ritorno. Questi aspetti fondamentali hanno dato coesione e significato alla vita comunitaria, rafforzando la fede e l’impegno dei primi cristiani.

Salmo – Salmo 117, 2-4.16ab-18.22-24: nel Salmo di oggi siamo invitati a rendere grazie al Signore per la sua bontà e la sua eterna misericordia. Ricordiamo che il Signore è buono e il suo amore dura per sempre. Che questo Salmo ci spinga a lodare il Signore con gratitudine e gioia nel cuore.

Seconda lettura – Prima lettera di Giovanni 5,1-6: in questo brano l’apostolo Giovanni ci parla dell’importanza della fede e dell’amore nella vita del credente. Egli inizia affermando che chiunque creda che Gesù è il Cristo è figlio di Dio. Questa fede in Gesù Cristo come Messia è fondamentale per l’identità cristiana e per il rapporto con Dio come Padre.

Giovanni prosegue spiegando che amare Dio significa osservare i suoi comandamenti, che non sono un fardello pesante, ma sono il modo per vivere in comunione con Dio e con i fratelli. L’amore per Dio si manifesta nell’obbedienza ai suoi comandamenti e nell’amore per il prossimo, riflettendo così la relazione di filiazione con Dio.

Vangelo – Giovanni 20, 19-31: Nel Vangelo di oggi, Gesù ci dice: «Beati quelli che credono senza aver visto».

Nel Vangelo di questa seconda domenica di Pasqua, domenica della Misericordia, viene raccontata l’apparizione di Gesù risorto ai suoi discepoli. Questo brano ci mostra diversi aspetti dell’esperienza di fede dei discepoli dopo la risurrezione di Gesù, ma ancora di più metteremo in evidenza l’esperienza di Tommaso nell’incontro con Gesù che, di fronte alle sue incertezze e alla sua sfiducia, risponde con uno sguardo misericordioso che gli permette di vedere da solo la risurrezione; Gesù, non senza affrontare la sua incredulità, permette a Tommaso di toccare, sentire, vedere e provare l’esperienza di cui aveva bisogno nell’incontro con Lui, per purificare la sua esperienza di fede.

ASCOLTA

Nella prima parte del brano, vediamo i discepoli riuniti in un luogo con le porte chiuse per paura dei Giudei. Gesù appare in mezzo a loro e mostra loro le mani e il costato, mostrando le ferite della crocifissione come segni di identificazione. Questa esperienza li riempie di gioia e infonde loro lo Spirito Santo, mandandoli in missione per perdonare i peccati.

Tommaso, uno dei discepoli, non era presente alla prima apparizione di Gesù ed esprime il suo scetticismo sulla risurrezione. Gesù appare di nuovo e lo invita a toccare le sue ferite, il che porta Tommaso a una profonda confessione di fede: «Mio Signore e mio Dio!

CONTEMPLATI

Il nome «Tommaso» è una forma abbreviata del nome aramaico «Ta’oma», che significa «gemello». Nel Vangelo di Giovanni, Tommaso è conosciuto anche come «Didimo», che è la forma greca di «gemello».

Da un punto di vista biblico, il fatto che Tommaso sia chiamato «Didimo» o «gemello» può avere un significato simbolico o rappresentativo nel contesto della narrazione evangelica. Alcuni studiosi suggeriscono che questo soprannome possa riflettere la dualità della fede di Tommaso: da un lato, la sua incredulità e il suo scetticismo nei confronti della risurrezione di Gesù, come mostrato in Gv 20,24-25; dall’altro, la sua profonda confessione di fede quando finalmente riconosce Gesù come suo Signore e suo Dio, come riportato in Gv 20,28.

In ogni caso, l’appellativo di «Didimo» o «gemello» potrebbe anche alludere alla natura duplice o ambivalente della personalità di Tommaso, che oscilla tra dubbio e fede, tra incredulità e confessione di fede. Questa dualità nella figura di Tommaso può servire a ricordare a noi credenti di identificarci in qualche modo con lui nella nostra esperienza di fede, a volte così mutevole e bisognosa di certezze, ma soprattutto sempre compresa da Gesù e pronta a vivere un’esperienza personale di incontro con Lui che trasforma il nostro sguardo e ci permette di confessarlo come il Signore della nostra vita. 

CHIEDITI

  • Come mi identifico con Tommaso e come mi aiuta la sua esperienza di incontro con Gesù risorto?
  • La risurrezione ha il potere di trasformazione che ha avuto nella vita dei discepoli anche nella mia vita?

INVITO

Lasciamoci invitare da Papa Francesco a concretizzare come Tommaso la nostra esperienza di fede: «Nel contatto salvifico con le piaghe del Risorto, Tommaso manifesta le proprie ferite, le proprie piaghe, le proprie lacerazioni, la propria umiliazione; nel segno dei chiodi trova la prova decisiva di essere amato, atteso, compreso. Si trova davanti a un Messia pieno di dolcezza, misericordia e tenerezza. Questo era il Signore che cercava nel segreto del suo essere, perché aveva sempre saputo di essere così. Quanti di noi cercano nel profondo del cuore di trovare Gesù così com’è: mite, misericordioso, tenero! Perché sappiamo, nel profondo, che Lui è così. Avendo ritrovato il contatto personale con la gentilezza e la pazienza misericordiosa di Cristo, Tommaso comprende il significato profondo della sua Risurrezione e, intimamente trasformato, dichiara la sua fede piena e totale in Lui, esclamando: «Mio Signore e mio Dio» (v. 28). Bella, bellissima espressione, questa di Tommaso! (Regina Coeli, 12 aprile 2015).

Sr. Sandra Milena Velásquez Bedoya, tc

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