La scuola amigoniana: “Va oltre”

La scuola di Luigi Amigó affonda le sue radici nel Vangelo di Gesù, la Buona Novella, che viene  preferenzialmente per gli ultimi della fila, gli esclusi, per quelli che sono sul ciglio della strada, o come lo esprime Gesù stesso: «ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me…» (cfr. Mt 25, 31-46).

Sarebbe azzardato affermare l’originalità di una proposta che iniziò a realizzarsi alla fine dell’800, senza tener conto di quanto accadde negli ultimi 19 secoli, e che si è costituita grazie e attraverso l’esperienza di tante persone, correnti ed eventi della storia. Una Scuola che nasce tra persone consacrate, bisogna ammettere, il cui bagaglio principale è la spiritualità cristiana.  Da essa nasce,  ed è concepita nella disciplina dell’ascesi, la quale,  regola, modella, corregge e modera, per condurre verso la perfezione della mistica, come sogno di felicità, come volontà di Dio per gli uomini e le donne, specialmente per i piccoli del mondo, visti nel nostro tempo come vittime vulnerabili ed escluse, ai quali spesso sono tolti  non solo i diritti, ma anche la voce.

Il sogno della Scuola Amigoniana prende forma nella vita di un uomo privilegiato della storia, il quale, si era impregnato prima in casa, e poi nella Scuola francescana dei frati cappuccini, di una dimensione umana-cristiana particolare. Luigi Amigó, dopo aver vissuto in seno della sua famiglia il dolore della madre, e l’angoscia per una economia precaria del padre, seppe spiccare il volo per ascoltare Dio nel suo progetto di vita e nel progetto che, concepito prima nel suo cuore, coinvolse uomini e donne consacrate, che avrebbero realizzato l’evangelizzazione proposta e contenuta nel mandato testamentario amigoniano: «…Voi, miei prediletti figli e figlie, che Egli ha costituito pastori del suo gregge, dovete andare dietro alla pecora smarrita, fino a riportarla all’ovile del Buon Pastore …» (OCLA 1831).

Quando Luigi Amigó, mosso dallo Spirito, fondò le due Congregazioni quelle delle Terziarie e Terziari Cappuccini, sogno che custodiva nel suo cuore fin da bambino (cfr. Autobiografia 8-9), infatti, stando ancora in famiglia e nella società, fu sensibile ai bisogni esistenti, (cfr. Autobiografia 6-7) il Signore stesso lo guidó, affinché, alla missione carismatica lasciata in eredità, intravedessero i sentimenti di compassione vissuti prima nella sua famiglia: «dedicandosi con ogni cura e vigilanza all’aiuto spirituale e corporale ai bisogni del prossimo…” (cfr. OCLA 2293) ed “essere più disposto a servirlo nei ministeri a cui questa Congregazione è particolarmente dedita, quali: l’istruzione degli adulti e dei bambini nella Scienza e nell’Arte; al servizio dei malati, soprattutto nelle proprie case, il funzionamento e la gestione delle carceri” (cfr. OCLA 2361).

La Scuola Amigoniana potrebbe avere come inizio l’anno 1885, quando padre Luigi Amigó, nel mezzo dell’epidemia del colera, dice nella sua Autobiografia: “In una situazione così afflitta, e grato al Signore per il progresso sempre crescente del Terz’Ordine francescano, accresciuto maggiormente per la recentee Fondazione della Congregazione delle Sorelle Terziarie Cappuccine,  offri al Signore, per placare la sua giustizia e perché cessasse l’epidemia del colera, di raddoppiare i miei sforzi e lavorare per ampliare ulteriormente il Venerabile Terz’Ordine di Penitenza; e in quel momento mi venne in mente, e l’idea (non so, se per  ispirazione divina) di completare l’opera con la fondazione di una nuova Congregazione, quella dei Religiosi Terziari Cappuccini, dedicata soprattutto alla cura dei condannati e alla moralizzazione dei detenuti» (cfr. OCLA 83).

“Appena fondata la Congregazione dei Religiosi Terziari Cappuccini, il vescovo di Madrid chiese al Padre Fondatore che i suoi religiosi si assumessero  la direzione della Scuola di Riforma Santa Rita, di Madrid, Spagna, che fu alla fine di ottobre del 1890… questa casa è e sarà  la fondazione più importante della Congregazione” (cfr. OCLA 133).

Santa Rita, diventa cosi la scuola per ragazzi “ribelli” del tempo, i religiosi inesperti, ma con il cuore pieno di sogni, temperato dalla disciplina conventuale, è il luogo privilegiato per la nascita della Scuola Amigoniana. Un progetto educativo e pedagogico dove gli stessi nomi dei gruppi e le attività svolte con i ragazzi, sono il segno della mano dell’amato Fondatore e la realizzazione del suo sogno e quello dei primi religiosi, tra cui ricordiamo con un merito speciale il Beato Domenico Maria di Alboraya, martire della Guerra Civile Spagnola del 1936.

La Scuola dell’errore-apprendimento, si fece strada grazie alla capacità di dedizione dei religiosi, condita dalla loro inesperienza pedagogica, un misto tra l’abbandono nelle mani di Dio e l’esercizio di una  ferrea disciplina, necessaria per diventare uomini nuovi, in risposta alla chiamata di Dio che pulsava in loro. Lentamente, con la sicurezza posta nella fiducia in Dio, nell’esercizio educativo della buona volontà, nella superazione di sé stessi, nella credibilità del proprio essere e agire, che, appartiene solo a Dio, nasce la prima metodologia – un percorso – quello della Scuola Amigoniana, costruito sulle fondamenta iniziali dell’ascesi e della mistica cristiana. Oggi, lo descrive molto bene la penna esperta di padre Juan Antonio Vives,  che lo definisce come il sentimento pedagogico, il quale, conferisce un sigillo identitario all’azione amigoniana e che ruota attorno a questi valori fondamentali:

– “Credere ciecamente nella bontà naturale di ogni persona e, di conseguenza, sperare contro ogni speranza.

– L’orizzonte della realizzazione personale è la felicità unita alla libertà.

– Conoscere la persona a partire dal cuore ed educare attraverso la vicinanza affettuosa e la dedizione cordiale.

– Amare ogni persona nella sua individualità, estendendo questa compassione agli svantaggiati, secondo la misericordia evangelica.

– Creare un clima familiare nei gruppi educativi, dove l’educatore svolge il ruolo di padre/madre e fratello maggiore.

– Essere forti per perseverare con fedeltà nella determinazione di essere educatore.

– Essere vitalmente coerenti con ciò che si trasmette, acquistando così credibilità” (Cfr. Storia della Pedagogía Amigoniana, Juan Antonio Vives, p. XXXIII).

Fr. Marino Martinez Perez, Tc

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