Un “gioiello-“… ce l’avevo nel mio “baule” e per “ispirazione divina” mi venne l’idea di farla conoscere, di farla venira alla luce, di darle ali e vita, infine di rivelarla. Tanti anni è stata con me, nel mio breviario, come un «pezzo di carta» con tante pieghe ricolme di tempo, di segni, con i caratteri ormai deteriorati dal tempo trascorso, muto e celato. Un foglio di una fragilità impressionante, ma docile a una carezza, e ad una lettura fatta con una lente d’ingrandimento, per svelarne la tenerezza rifugiata nel cuore e nelle dita di una Sorella lontana dalla nostra storia attuale, ma viva in ogni sua espressione, raccontando con infinito affetto, gli ultimi istanti preziosi di vita del nostro Padre Fondatore. Una testimonianza profondamente rivelatrice in questo tempo di ricorrenze e di piacevoli ricordi.
Una data sconosciuta: «7 ottobre 1934″… Ancora l’eco delle campane e l’odore delle candele consumate in un silenzio riverente, fanno sentire la sua presenza, come se si stesse stringendo tra le lecrime il cuore di un uomo con il profumo dell’amore di Dio. Il Padre riposa nella sua tomba e sprigiona «una felicità eterna». Nello spirito non ci sono ricordi ma, esperienze di paterni abbracci, di parole piene di desideri e di sogni sul futuro della sua famiglia religiosa, generata durante la pienezza degli anni e delle forze giovanili. Novizi e novizie…promesse per il futuro, vanno dietro le orme del “poverello di Assisi” e rappresentano il nucleo del suo spirito e dei suoi consigli lungimiranti sul tempo e sulla storia.
E lì, a Massamagrell, nella Casa che tanto amò, nella Cappella da lui stesso pensata è deposto il suo corpo. E da questa presenza silenziosa, «l’uomo secondo la volontà di Dio» sorge una realtà che affascina e stimola fedeltà, autenticità, prontezza di fronte agli appelli del mondo, della «casa comune» e della Chiesa, s’innalza la bandiera del carisma compassionevole e redentore. Massamagrell, ALFA E OMEGA del Padre Luigi, inizio della sua vita e riposo finale della sua esistenza corporea.
La fedeltà di chi scrive obbedendo a un mandato paterno. «Prima di tutto, ricevi una benedizione speciale da parte sua, questo mi chiese di scrivere a nome suo, con amore ed interesse paterno, cosa che sono felice di fare oggi».
Stiamo per “leggere” un eccelso testamento d’amore di nostro Padre Fondatore per le sue Religiose dell’America. Mi piacerebbe diffonderlo ai quattro venti e in ginocchio, pregare, ringraziare e condividerne l’eco filiale delle ansiose lacrime, dei silenziosi sospiri, delle caute voci, dei fraterni sguardi e abbracci di dolore e di forza, di auguri e di speranza, di fede e d’amore nel nostro futuro, promessa di sopravvivenza nel cuore di Dio, di Maria e del mondo, che ci chiamano all’abbandono totale in nome del Vangelo.
Massamagrell, 7 ottobre 1934
Rev. Madre Commissaria del Capitolo
Yarumal
Carissima e indimenticabile Madre Purificazione: Il Signore ci doni la sua pace.
Con il cuore lacerato dal dolore e dall’amarezza in cui ci ha lasciati immersi la scomparsa del nostro amato e venerato Padre Fondatore (RIP). Le rivolgo questi righi per comunicarle ció che abbiamo avuto modo di raccogliere dalle sue labbra benedette, nei suoi ultimi giorni di vita. Prima di tutto ricevete da lui una benedizione speciale, per questo mi ha chiesto con amore e interesse paterno di scriverle a nome suo, cosa che oggi compio con grande piacere.
Intuendo l’imminente sua morte, la scorsa stagione stette tra noi in qualsiasi momento, non si risparmió in niente, in ogni minuzia. Ebbene, avemmo la gioia di ospitarlo in questa santa casa dal 20 agosto al 6 settembre, quando si recò a Valencia per benedire il matrimonio di suo nipote Luigi Boada Amigó e quello stesso giorno i nostri Padri e Confratelli Terziari Cappuccini lo portarono nel loro Convento di Godella in modo che si potesse rimettere un po e avere sollievo, cambiando aria, ma tutto fu inutile: lì morì. Le Rvde. Madre Rosaria di Soano e Cruz di Beniarjo ebbero l’incomparabile privilegio di accogliere il suo ultimo respiro, poichè lo avevano vegliato quella notte. Morì all’una di mattina del 1 ottobre del 1934, avendo la fortuna il R. Padre Lauriano di Burriana, Terziario e Superiore della Casa di Godella, di dargli l’ultima assoluzione.
Invano i medici tentarono di combattere contro il male che insidiava una vita così preziosa, per questo furono costretti ad esclamare: «Il Signor Vescovo muore senza nessuna malattia». E come si puó spiegare ció? Ah!… è che il suo male era più profondo. Il dolore morale che divorava il suo cuore era grandissimo!… e da quì, che si consumava lentamente, nella preghiera e soffrendo in silenzio quel male che lo portó via da noi: la sua Diocesi, i suoi poveri Sacerdoti bisognosi ancora di lui… tutto questo, lo addolorava, lo soffriva con quella rassegnazione tipica di un santo!… Così oggi, tutti lo venerano, come un vero Servo di Dio. Il suo cuore si consumava nell’amarezza di vedere la sua Diocesi in una estrema miseria: i suoi Sacerdoti senza pane e quasi senza casa. Negli ultimi giorni, Ii suo petto era continuamente soffocato dai sospiri e i suoi occhi erano pieni di lacrime. Alla fine possiamo dire … che è stato vittima delle circostanze di cui lamentavamo da tre anni. Nel momento finale, non voleva mangiare quasi nulla. Tanto è vero, che trascorse cinque giorni senza bere acqua, bagnandogli solo le labbra.
Il santo Viatico lo ricevette seduto in una poltrona, con quella serenità e gratitudine tipica di un santo, nel giorno in cui si ricorda la Madonna della Mercede e dalle mani del Mons. Lauzurica, Ausiliare dell’Arcivescovo di Valencia, al quale raccomandó le sue due Congregazioni. I giorni della sua malattia furono di grande edificazione per tutti coloro che lo visitarono. Esprimeva gratitudine, chiedeva perdono, s’intravedeva una grande pace, in un Padre così buono. Morì come muoiono i santi: perdonando e benedicendo tutti.
Due giorni prima di morire, all’una di mattina chiamò alla sua presenza tutti i Novizi e i frati Professi per benedirli per l’ultima volta e dare loro il suo ultimo consiglio, anche se era andato varie volte a visitarli durante la sua permanenza in casa. Due o tre volte si recò al Noviziato per dare ai novizi esortazioni che non dimenticheranno mai. Durante la ricreazione, parlò anche a noi Suore Professe, della vita del Serafico Padre San Francesco, incoraggiandoci ad avere grande fiducia nella Divina Provvidenza, poiché Dio aveva promesso al Poverello d’Assisi che se ci fossero stati solo due pani nel mondo, uno sarebbe stato per i suoi figli. Ci esortò ad osservare la Santa Regola e le Costituzioni, nonché a cercare di preservare lo spirito di umiltà e di povertà francescana, nel quale aveva sempre desiderato che fosse cimentata la nostra Congregazione.
Chiediamo quindi a te, amata Madre Commissaria, di continuare a benedirci dal cielo e a custodire la sua opera, riversando grazie sulle sue due amate Congregazioni, affinché le virtù che sempre ci predicava con ilstuo esempio permangano nel cuore dei suoi figli e figlie quali la mitezza, l’umiltà e la gratitudine a Dio e a tutti coloro che ci accompagnano con l’esempio e la parola.
Il 2 ottobre si celebrarono i funerali nella Comunità di Godella e nel pomeriggio il suo venerato corpo fu trasferito nella Parrocchia di Massamagrell. Mi risulta difficile spiegare quanta partecipazione, venerazione e ordine ci fu nel funerale… Si vedeva benessimo quanto fosse amato!… Il 3 il funerale si celebró nella Chiesa Parrocchiale, presieduto dall’Arcivescovo di Valencia, con l’assistenza delle autorità civili del Comune di Segorbe e altre autorità. Quindi, dopo, portarono il feretro nella nostra Cappella e nel giorno del nostro padre San Francesco, si celebrarono i funerali ufficiali e la santa sepoltura. Tutto si svolse con ordine e devozione, proprio come era lui.
La sua memoria sarà ricordata da tutti in generale in questo paese, dove il Sindaco, i Consiglieri Comunali, come anche tutte le altre persone e il Clero dei paesi limitrofi, che furono a Godella, come anche in questa santa casa per rendergli l’ultimo tributo della loro venerazione e stima.
Riposa in pace amato Padre la cui memoria sarà sempre benedetta dai tuoi figli.
La Reverenda Madre Generale benedice lei e attraverso di lei tutte noi sue amate figlie colombiane.
Molto affettuosa e dispiaciuta Sorella nel Serafico Padre che si raccomanda alle vostre preghiere.
Sua sorella Josefa di Dabajuro
Dopo aver elencato Sorelle molto importanti, che ruolo ricopro io?…Semplicemente sono un mezzo per dare volo a delle ali pronte per un viaggio planetario e celeste da quel 7 ottobre 1934; per “tirare fuori dal mio baule”, esperienze, vissuti, ricordi, una vita sempre più affascinante, e riconoscere tra gli scaffali della nostra storia la ricchezza spirituale che sta alla base, nel silenzio orante di una tomba un puro tabernacolo, dov’è l’origine della nostra essenza di Sorelle Terziarie Cappuccine, Terziari Cappuccini e dell’intera Famiglia Amigoniana.
Con sentimento fraterno
Sr. Dora Arboleda Hoyos t.c
Ispettoria «Madonna della Divina Provvidenza»