Tra poco si chiuderà l’anno fiscale, in alcuni paesi è già terminato l’anno accademico, altri si accingono a farlo e perciò, si può dire che la nostra vita è come un chiudere e aprire di periodi; ogni fase però è carica d’infinite esperienze di ogni genere. A livello liturgico, la Chiesa ci fa dono di un nuovo Avvento, e siamo invitati a farne un’esperienza che rinnovi le nostre forze, come farerbbe un bicchiere d’acqua fresca dopo un lungo viaggio sotto il sole.
Se osserviamo le realtà vissute durante quest’ultimo anno nei diversi Paesi del mondo, vedremo dei panorami davvero senza speranza: il tema della guerra che sembra un argomento superato, ma che continua a mietere vite umane, provocando ansia e dolore, ondate di rifugiati stanchi e affamati, la situazione politica in così tante nazioni che ostacola la libertà, mina i diritti fondamentali di milioni di persone, le conseguenze della pandemia, il danno indiscriminato verso la nostra madre terra, solo per citarne alcuni.
Pertanto, siamo invitati a riaccendere la speranza. Sebbene siano molti i testi al riguardo, in questa occasione potremmo meditare con occhi nuovi su alcuni scritti di San Luca Evangelista relativi agli atteggiamenti che ha la Vergine Maria e sul pensiero dell’educatore e filosofo brasiliano Paulo Freire.
Possiamo meditare, in che modo Maria ci da esempio per viver la speranza. Questa giovane Nazarena, donna del suo tempo, che ha vissuto esperienze molto simili alle nostre e come in mezzo ad esse ha saputo ascoltare la parola di Dio che le parlava attraverso le mediazioni. L’evangelista Luca ci dice :
«Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». (Lc 1, 26- 32)
Quando contempliamo Maria, ammiriamo in lei, la sua capacità di accogliere serenamente la confusione e di continuare il suo dialogo con l’angelo. Sostituendoci a lei, costateremmo in noi questa stessa qualità e ci potremmo anche chiedere: come rendo possibile l’ascolto autentico di Dio e in quali spazi gli permetto di entrare? Forse ho già orari prestabiliti, schemi fissi, ma forse ci sono anhe degli angoli del mio essere dove ancora non l’ho invitato ad entrare?
«Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio». (Lc 1, 34-35)
Esattamente, “chi – come Maria – è totalmente aperto a Dio, arriva ad accogliere la volontà di Dio, anche se è misteriosa, anche se spesso non corrisponde alla sua volontà” (Papa Benedetto XVI, dicembre 2012). Maria dà una risposta e come conseguenza di questo ascolto e disponibilità riceve una missione che la sorprende, la sconvolge e si mette in movimento:
“In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta nella regione montuosa, in una città di Giuda; Entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta”. (Lc 1, 39-40)
María è una donna di speranza attiva, non sta con le mani in mano ad aspettare per vedere cosa succede. Riguardo alla speranza che vive Maria, la potremmo illuminare con le parole di Paulo Freire:
“Bisogna avere speranza, ma avere speranza dal verbo sperare; perché ci sono persone che sperano dal verbo aspettare. E la speranza del verbo aspettare non è speranza, ma attesa. Sperare è rialzarsi, sperare è andar incontro, sperare è costruire, sperare è non arrendersi. Sperare è andare avanti, sperare è unirsi agli altri per fare diversamente«.
Maria si presenta come una donna di speranza, perché ha vissuto il verbo sperare, mettendosi in cammino, rischiando per lo stato in cui stava, andò verso i monti di Giuda, cercando di soddisfare i bisogni di Elisabetta. E ancor più durante la persecuzione da parte di Erode, non rinunciò a dover fuggire in Egitto (cfr Mt 2, 13-15).
Rivolgiamo lo sguardo a Maria, per trovare in lei coraggio e forza, per chiederci, come imparare a vivere nel modo corretto, affinchè questo non sia soltanto un altro Avvento, ma che ci porti qualcosa di nuovo? Attraverso:
- la realtà che ci circonda
- le attività quotidiane
- gli incontri con il Signore, con i fratelli e le sorelle
Come diamo vita al verbo SPERARE?
Sr. Nancy Margoth Monterroso Monterroso
Terziaria Cappuccina della Sacra Famiglia
Guatemala