«CAMMINARE INSIEME»
La vita consacrata è nel cuore stesso della Chiesa» (Vita consecrata, n. 3). Sono queste le parole dell’Esortazione apostolica postsinodale sulla vita consacrata che, attingendo alla ricca ricchezza dell’eredità conciliare, ha segnato, come una bussola sicura, il cammino di tutte le persone consacrate negli ultimi venticinque anni. Come dono prezioso e necessario per tutti i cristiani, la vita consacrata dispiega il suo essere nella vita, nella santità e nella missione ecclesiale.
Sulla scia del Concilio Vaticano II, papa Francesco ha chiamato l’intero popolo di Dio a porsi in «modalità sinodale» convocando un Sinodo dal titolo «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione», che culminerà ad ottobre 2023. L’obiettivo è «andare non occasionalmente, ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale». Il motivo era già stato spiegato dal Papa qualche anno fa: «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio attende dalla Chiesa del terzo millennio». E la Chiesa «non è altro che il «camminare insieme» del gregge di Dio lungo le vie della storia che vanno incontro a Cristo Signore».
In senso ampio e in modo più generico, sinodalità verrebbe a designare: «Lo stile peculiare che qualifica la vita e la missione della Chiesa esprimendone la natura di camminare insieme e di incontrarsi in un’assemblea del popolo di Dio chiamata dal Signore Gesù nella potenza dello Spirito Santo per annunziare il Vangelo. Deve esprimersi nel modo ordinario di vivere e di agire della Chiesa. Questo modus vivendi et operandi si realizza attraverso l’ascolto comunitario della Parola e la celebrazione dell’Eucaristia, la fraternità nella comunione e la corresponsabilità e partecipazione dell’intero popolo di Dio, nei suoi diversi livelli e nella distinzione dei diversi ministeri e ruoli, nella sua vita e nella sua missione».
I consacrati sono «appassionati ricercatori e testimoni di Dio» nel cammino della storia e nel cuore dell’umanità. Camminare insieme è un esercizio di necessità e un’esperienza di bellezza. La necessità nasce dalla richiesta della Chiesa di rafforzare le sinergie in tutti gli ambiti della missione. La bellezza scaturisce dalla contemplazione della testimonianza di quanti sono chiamati dalla stessa vocazione a vivere in fraternità e a dare la vita per il regno al servizio dei fratelli.
Così, accogliendo l’invito di papa Francesco, la XXVI Giornata della Vita Consacrata ha come motto “Vita consacrata, camminando insieme”. Evocando la categoria del cammino, non possiamo che volgere lo sguardo allo stesso Gesù che si è proclamato «via, verità e vita» (Gv 14,6), ha percorso il cammino fino a Gerusalemme, fino alla croce per stabilire una nuova alleanza tra Dio e gli uomini (Lc 9, 51) e, una volta risorto, «si mise a camminare con loro» (Lc 24, 15) per rivelare ai discepoli la verità della Parola, la forza del sacramento e il dinamismo della la missione. Raccogliendo l’esperienza del Signore, la fede dei primi cristiani è stata individuata come «via» e nei primi passi della comunità apostolica abbiamo già un riferimento fondamentale nel Concilio di Gerusalemme (At 15), dove le categorie via, discernimento e Chiesa hanno trovato il loro punto d’incontro e si sono così cristallizzati nella dottrina dei Padri: «Sinodo è il nome della Chiesa».
Per la vita consacrata, l’invito a camminare insieme significa farlo in ciascuna delle dimensioni fondamentali della consacrazione, dell’ascolto, della comunione e della missione.
Camminare insieme nella consacrazione significa essere consapevoli della chiamata ricevuta, della vocazione condivisa e della vita donata. In fondo significa rendersi conto che Dio si trova solo camminando. Solo quando cerchiamo (il tuo volto cercherò, Signore) e ci lasciamo trovare da esso, avviene l’incontro miracoloso tra la chiamata divina per pura grazia e la risposta umana totale, assoluta e incondizionata. Condividere il cammino come pellegrini dell’eternità ricorda a tutti la forza della dimensione profetica della vita consacrata, che trova la sua sorgente nella sequela Christi e nella forza della fedeltà nel sapere da chi è stato chiamato e in chi ha confidato. cfr 2 Tm 2, 12). Quando le persone chiamate a una speciale consacrazione possono manifestare questa piena fiducia in Dio, allora è possibile per loro essere voce e appello «per svegliare il mondo». La convinzione che questo tempo sinodale sia tempo di grazia e tempo dello Spirito incoraggia tutte le persone consacrate a rafforzare la loro consacrazione vivendo questo momento come un’opportunità d’incontro e di vicinanza a Dio e ai fratelli.
Camminare insieme nell’ascolto della Parola di Dio. Questo cammino comune d’incontro con Dio può essere compiuto solo attraverso l’ascolto, che è un’altra delle chiavi fondamentali della sinodalità: «Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, con la consapevolezza che «l’ascolto è più che sentire» . Affilare l’orecchio all’ascolto dello Spirito, dei fratelli con cui si condivide la vita e dell’umanità ferita con le sue gioie ei suoi dolori è la migliore garanzia per camminare insieme lungo le strade della fedeltà alla propria vocazione. La vita consacrata, che nasce dall’ascolto della Parola e accoglie il Vangelo come norma di vita, può essere considerata «come ‘incarnazione’ della stessa Parola di Dio ascoltata, meditata e interiorizzata». È tempo di intensificare la preghiera, che è, per ogni vita cristiana, come l’aria di cui i nostri polmoni hanno bisogno. Da parte sua, il vero ascolto richiede tre condizioni: reciprocità, rispetto e compassione. È sempre necessario avere una comunicazione sincera, empatia verso l’altro e apertura del cuore per ricevere la verità che può essere comunicata a noi. Solo così i consacrati possono trovare le vie di una crescita genuina e diventare un testimone sfidante in mezzo alla società, che talvolta chiude l’orecchio alla voce di Dio e al grido dei più deboli.
Camminare insieme in comunione. Le persone consacrate sono chiamate ad essere nella Chiesa e nel mondo “esperte di comunione”, testimoni e artefici di quel “progetto di comunione” che costituisce l’apice della storia dell’uomo secondo Dio”. Questa comunione deve manifestarsi, in primo luogo, con Dio, amato sopra ogni cosa; inoltre, con tutti coloro con i quali nell’esperienza quotidiana condividono vita, preghiera e missione, configurando così un signum fraternitatis; infine, la comunione si estende a tutta l’umanità che ha bisogno di guarire le ferite. La comunione ecclesiale, che non implica uniformità, è il segno distintivo del discernimento e della verifica del cammino sinodale. Per questo, camminare insieme nell’unità e nell’armonia invita le persone consacrate a rafforzare la comunione all’interno delle stesse famiglie carismatiche; con altri istituti che favoriscono l’intercongregazionalità; e, soprattutto, nella Chiesa locale, intensificando il coinvolgimento e la partecipazione alla vita diocesana.
Camminare insieme nella missione significa scoprire «la dolce e confortante gioia di evangelizzare» (EN, n. 80) e vivere insieme la gioia di credere e la gioia di comunicare il Vangelo. Sappiamo che una Chiesa sinodale è una Chiesa in uscita e che la sinodalità è ordinata per animare la vita e la missione evangelizzatrice della Chiesa. La missione in chiave sinodale passa attraverso il dialogo, l’ascolto, il discernimento e la collaborazione di tutti gli attori dell’azione missionaria. Per la vita consacrata, camminare insieme nella missione significa rafforzare la corresponsabilità e l’impegno alla missione della Chiesa locale, apportando i suoi doni carismatici senza mai perdere di vista la disponibilità alla Chiesa universale. Questa missione che deve essere svolta in una comunità missionaria si traduce in molteplici modi, sia dalla preghiera del chiostro, dalla liturgia della parrocchia, dalla stanza d’ospedale, dalla classe scolastica o dall’incontro di strada. I consacrati, ciascuno con i suoi doni e carismi, contribuiscono ad arricchire la missione della Chiesa e anche a far sì che il seme del Vangelo raggiunga ambiti molto più profondi.
Nel procedere nel cammino sinodale, ringraziamo Dio per il dono della vita consacrata che arricchisce la Chiesa con le sue virtù e carismi e mostra al mondo la testimonianza gioiosa della dedizione radicale al Signore. Mentre rimangono memoria Iesu e segno escatologico, le persone consacrate edificano il Corpo di Cristo e ne sono testimoni del regno in mezzo al mondo. In questo modo, sognando insieme, pregando insieme e partecipando insieme contribuiscono in modo decisivo perché la Chiesa sinodale non sia a miraggio, ma un vero sogno che può diventare realtà.
Commissione Episcopale per la Vita Consacrata (a cura di: IGLESIAACTUALIDAD)