Il 13 aprile, per i musulmani, è iniziato il mese sacro del Ramadan, che terminerà il 12 maggio con l’Id al Fitr, la seconda grande festa della religione islamica. Ramadan è il nome del nono mese dell’anno del calendario lunare musulmano durante il quale, secondo la tradizione, Maometto ricevette la rivelazione del Corano.
Nello spirito di fraternità che si respira oggi nel mondo e che Papa Francesco ha ravvivato con l’Enciclica “Fratelli tutti”, la comunità cristiana ha voluto unirsi spiritualmente ai seguaci di Maometto e, attraverso il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, ha inviato «fraterni auguri » ai «cari fratelli e sorelle» in Abramo, il padre comune nella fede.
I musulmani vivono il Ramadan come un tempo di ricerca e di incontro con Dio attraverso la preghiera, il sacrificio del digiuno e l’elemosina a favore dei più poveri; questo è in sintonia con lo spirito della Quaresima che, per i cristiani, è un tempo forte per la conversione.
Come membri della Chiesa e ancor più come sorelle francescane, siamo invitate ad avvicinarci ai nostri fratelli musulmani e a pregare affinché il loro impegno religioso contribuisca a promuovere e rafforzare la pace e la fratellanza nel mondo. La storia francescana ci ricorda che, in un momento di grande tensione tra cristiani e musulmani, di cui le crociate furono una delle espressioni più violente, Francesco d’Assisi volle avvicinarsi ai seguaci di Maometto con il dialogo e con un atteggiamento sincero; si presentò umilmente davanti al Sultano come inviato di Dio, ebbe un buon impatto su di lui e subito si guadagnό la sua venerazione e stima. Le fonti biografiche, nel riferire questo fatto, sottolineano che il Sultano percepì lo zelo e la santità di Francesco il quale, non avendo avuto parola alcuna di disprezzo per la persona di Maometto o per il Corano e dimostrando rispetto verso ogni singola persona, seppe riconoscere la presenza di Dio in tutto (cf. LM IX, 8).
Il Ramadan, tempo di conversione e i 50 giorni della Pasqua tempo di gioia e di speranza per la Risurrezione del Signore, sono periodi propizi che invitano i fedeli di queste due grandi religioni a tornare a Dio, farsi prossimo per i fratelli e le sorelle e essere messaggeri di pace e di speranza. Il messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, riferendosi al momento storico che stiamo vivendo tutti «sulla stessa barca» e remando insieme nella tempesta, riprende questa idea ed afferma che «durante questi lunghi mesi di sofferenza, di angoscia e di dolore «, si ha percepito» la necessità dell’assistenza divina e di manifestazioni e gesti di fraterna solidarietà» e che «noi, cristiani e musulmani, siamo chiamati ad essere portatori di speranza per la vita presente e futura, testimoni, costruttori e riparatori di speranza, soprattutto per chi vive in difficoltà ed è disperato”. Come fattori avversi alla speranza, il Messaggio menziona la mancanza di fede nell’amore, la perdita di fiducia nei fratelli, il pessimismo, la disperazione e la presunzione, e riprendendo le parole di Papa Francesco in «Fratelli tutti» ricorda che la speranza è «una realtà che ha le sue radici nel profondo dell’essere umano, a prescindere dalle circostanze concrete e dalle condizioni storiche in cui vive … è un desiderio di pienezza che riempie il cuore ed eleva lo spirito verso le cose grandi, come la verità, la bontà e la bellezza, la giustizia e l’amore » (cf. FT 55).
Con gioia e fede nel Risorto, ci uniamo ai nostri fratelli musulmani che fanno il Ramadan, chiedendo all’unico Dio in cui crediamo di aiutarci ad aprirci al Padre di tutti, a rafforzare la nostra chiamata alla fraternità e a vivere in pace tra noi (cfr. FT 272).